Come gestirsi in emodialisi

Premessa di base: in generale non considerarsi “malati”.

Mantenere il più possibile gli impegni sociali e lavorativi, cercare di non lasciar prevalere il ‘ritmo dialitico “ sugli altri ritmi della vita. Questo, tuttavia, non deve significare disinteressarsi al problema del proprio trattamento, ma viverlo senza nevrosi. Quindi è fondamentale la partecipazione ragionata. Ciò vale a dire:

  • informarsi dettagliatamente della propria nefropatia di base,
  • del proprio programma dialitico e terapeutico,
  • del significato degli esami periodici e dei loro valori accettabili.
  • farsi coinvolgere nella gestione della propria dialisi.
  • conoscere le caratteristiche (contenuto di potassio, fosforo) degli alimenti abituali.
  • Essere regolari nell’alimentazione.

La collaborazione in dialisi comincia prima della seduta, continua durante la seduta e richiede alcune attenzioni anche dopo.

AVVERTENZA IMPORTANTE:

Queste semplici indicazioni vanno sempre, sempre, sempre, confrontate con il proprio medico di dialisi e applicate con intelligenza alle variegate diversità dell’organizzazione dei vari centri.

Prima… da dire:

Segnalare qualsiasi anormalità avvenuta durante il periodo interdialitico. Ad esempio: traumi, piccoli interventi chirurgici, la comparsa del flusso mestruale, febbre, malesseri, inappetenza, vomito, diarrea o modificazione della diuresi residua.

Prima…da fare:

Dare un’occhiata all’apparecchiatura ed al filtro, vedere se vi sono prelievi da fare, chiedere la rotazione degli aghi (bucare la fistola ogni volta in un punto diverso).
Programmarsi la discesa del soprappeso in funzione del tempo di dialisi. All’inizio della seduta:
Partire senza cuscini e con la pompa bassa, tenere d’occhio il gocciolatore (che non diventi laccato, assicurarsi che l’ago venoso non gonfi, prestare attenzione alle “sensazioni” iniziali, assicurarsi che temperatura, BLD (il monitor di livello del sangue, contro l’embolia gassosa), misurazione della pressione venosa, siano a posto.

Durante:

– Tenere d’occhio la pressione venosa ed il gocciolatore.
– Rispettare la discesa del peso come programmata, valutare l’entità del flusso sangue o dal numero di pompa o dal getto nel gocciolatore.
– Imparare ad individuare su basi personali i segni premonitori del collasso (sbadiglio, mal di stomaco, sonnolenza, mal di capo…)
– Se vi autosomministrate fisiologica, usare gli apparati adatti e preferibilmente le sacche.
– Contro il dolore da immobilizzazione: se possibile non far mettere gli aghi a livello delle articolazioni e comunque non mantenere il braccio “congelato” per tutta la durata della seduta.
Compiere piccoli movimenti articolari. Eventualmente per evitare una contrazione muscolare “da ansia” tenere in mano una pallina da tennis o un gomitolo (antiginnastica). Utile anche appoggiare il braccio o su di una sacca o su di un telino ripiegato.

ATTENZIONE:
Prima degli eventuali movimenti avvisare l’infermiere. Se siete abilitati, allargare gli allarmi ed abbassare la pompa.
A seduta terminata:
– non usare premifistola-fermafistola
– assicurarsi che vi siano tamponi sulle veni-punture
– non alzarsi subito
– richiedere il controllo della pressione e del peso corporeo.
Prima di lasciare il Centro, dopo l’ultima dialisi della settimana (prima del periodo lungo) ricordarsi, a seconda dell’organizzazione del proprio Centro, di:
– richiedere la potassiemia finale
– rinnovare la provvista personale di resina a scambio ionico
– rinnovare la scorta di sorbitolo
– farsi prescrivere i farmaci necessari se prossimi all’esaurimento.

PER UNA LUNGA VITA DELLA FISTOLA
– insistere (in realtà non opporsi!) alla rotazione degli aghi: bucare ogni volta in un punto diverso,
– utilizzare tutta la lunghezza del vaso disponibile,
– qualora siate i portatori di una protesi vascolare, segnalare al medico se osservate un innalzamento della pressione venosa in corso di dialisi, se usate gli anticoagulanti orali, non dimenticarsi di assumerli come da programma e di richiedere il test di controllo.

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