Milano 6 luglio 2016
Un ulteriore incontro di approfondimento e di denuncia da parte delle Associazioni che si battono per estendere a tutti i malati le cure con i nuovi farmaci anti HCV. Ieri a Roma, il cinque luglio 2016, presso il Ministero della Salute nella sede di Trastevere, si è tenuto un importante incontro alla presenza di rappresentati del Parlamento e dell’Agenzia del Farmaco (AIFA) per affrontare ancora una volta il delicato problema delle cure con i farmaci anti HCV. Insomma i risultati di guarigione dall’epatite C, con l’assunzione dei nuovi farmaci rasentano il 100%, ma i criteri restrittivi di accesso (redatti nella attuale modalità per motivi strettamente finanziari) escludono la stragrande maggioranza dei malati dalle cure. Tuttavia i vertici di Aifa nell’incontro per la presentazione del rapporto annuale sull’uso dei farmaci in Italia, hanno ipotizzato che solo nel 2020 si potranno curare anche i meno gravi. Si badi che si parla di meno gravi e quindi non tutti, neppure nei prossimi cinque anni. Aned ha avanzato la richiesta di rivedere per malati di rene, dializzati e trapiantati, la rivisitazione dei criteri attuali e l’introduzione di un nuovo criterio che garantisca ai malati di rene affetti da epatite C, candidati al trapianto, l’ingresso nei protocolli di cura. Assieme ad altre 11 associazioni Aned ha sottoposto il problema direttamente a Matteo Renzi, ma né Aifa né il Presidente del Consiglio hanno risposto, neppure in modo interlocutorio. Eppure le richieste sono semplici e non necessariamente insopportabili dal punto di vista dei costi. Basterebbe rivedere gli attuali, prevedendo una programmazione certa delle cure sulla base dell’urgenza clinica e sociale. In questo modo si stima che in 4 anni l’80% dei pazienti noti sarebbero curati. Poco gloriosa peraltro per una democrazia avanzata, la non conoscenza del reale numero delle persone da trattare e l’anomalia delle persone che tramite internet prendono i farmaci dai paesi asiatici, senza alcuna sicurezza. Il Ministro continua ad avere come obiettivo il piano nazionale che vede al lavoro istituzioni, industria e associazioni dei pazienti per eradicare l’epatite C, ma ancora non se ne vede l’inizio. Tutti i medici interpellati sono d’accordo nel dire che deve essere il medico a decidere, caso per caso, chi curare. Ma gli amministratori e AIFA sottolineano che si potranno curare altri malati solo all’esaurimento degli attuali criteri. Ma allora come considerare che vi sono regioni che non distribuiscono in modo efficiente il farmaco e che dire del fatto che una vera trattativa con la case produttrici per ridurre il costo non è mai veramente partita?
Aned non si ferma, continuerà a battersi assieme alle altre associazioni, con AITF, con Epac e con altri affinché si pervenga ad una programmazione delle cure in grado di dare certezza a tutti i malati. Siamo arciconvinti che sostenibilità del sistema sanitario e diritto alla cure per tutti non sono incompatibili e su questo chiamiamo in causa la responsabilità del Governo e del Parlamento. Ci auguriamo che, in definitiva, non si pensi di affidare unicamente al mercato la soluzione del problema, magari nella speranza che l’arrivo di nuove molecole più efficaci possano determinare l’abbattimento dei costi che la politica non è in grado di ottenere.