Il 15 Giugno 2022 si è svolto al Parlamento Europeo il convegno internazionale sullo stato dell’arte della Nefrologia e il futuro della Disciplina in Europa, dal titolo “European Kidney Forum, The Decade of the Kidney“.
Il tema principale del convegno è ruotato intorno a quelle che sono le principali criticità ancora presenti nei metodi di prevenzione e cura delle malattie renali e di come sia necessario, entro i prossimi 10 anni, aprire strade nuove che riducano l’impatto ambientale delle terapie e ne aumentino l’efficienza.
L’IMPATTO AMBIENTALE DELLA DIALISI
Il problema dell’impatto ambientale della dialisi è una questione sempre sottovalutata da parte delle Istituzioni politiche di tutto il Mondo.
In realtà, in Europa, le malattie renali e, in particolare, i trattamenti dialitici, stanno diventando un peso sempre più rilevante nell’equilibrio con l’ambiente; ad oggi oltre 50 milioni di persone soffrono di Malattie Renali Croniche nell’UE (arrivando a 100 milioni prendendo in considerazione la totalità del Continente Europeo) e si stima che, nel 2030, il loro numero possa triplicare senza che, però, vi sia la possibilità di farvi fronte con un numero adeguato di trapianti.
È bene tenere a mente che la dialisi non è solo un processo estremamente gravoso per la loro vita, ma consuma enormi quantità di acqua, genera ingenti quantità di rifiuti plastici ed elettronici e di anidride carbonica.
Basti pensare che per una singola seduta di emodialisi servono circa 400 litri di acqua, per un totale di 62000 litri di acqua annuale per ogni paziente che segua un percorso di trattamento dialitico standard. Allo stesso modo, si stima che prendendo i tubi di plastica necessari per un anno di dialisi, si possa arrivare a fare 4 volte il giro intorno alla Terra e alla Luna. A questi bisogna, inoltre, aggiungere l’energia e il carburante necessari al funzionamento dei macchinari e al trasporto dei pazienti e dei materiali, con il conseguente inquinamento così prodotto.
Il trapianto di rene è, ovviamente, una opzione terapeutica di gran lunga migliore, ma anch’esso presenta diverse sfide cui la comunità scientifica e le istituzioni devono far fronte, come la carenza di donatori, l’aumento del rischio di sviluppare tumori e infezioni.
IL “GREEN DEAL” EUROPEO E IL DECENNIO DEL RENE
Per i motivi sopra riportati, è arrivato il momento, come Europa, di spingere e, soprattutto, investire, nello sviluppo di soluzioni alternative che offrano opzioni migliori per i pazienti in rapporto alla qualità della vita e probabilità di sopravvivenza, tenendo sempre a mente la necessità di un impatto ambientale sempre minore.
L’Unione Europea ha quindi lanciato diverse iniziative con lo scopo di diventare i precursori di una svolta “green”, ecologicamente meno impattante, nel trattamento delle malattie renali.
- L’European Green Deal, che non riguarda solo le malattie renali, mira a diminuire la produzione europea di gas serra del 55% per il 2030, per poi arrivare, intorno al 2050, alla neutralità climatico-ecologica
- Il Life Program 2021-2027, che corrisponde ad un nuovo strumento di finanziamento per il contrasto al cambiamento climatico
- L’Horizon Europe Programme che supporta la ricerca e l’innovazione ecologica.
“Proseguire sulla strada di queste opportunità sarà essenziale per favorire la svolta green della Nefrologia, superando le sfide esistenti e migliorando la vita dei pazienti nefrologici. – sottolinea il Professor Raymond Vanholder, Presidente dell’EKHA (European Kidney Health Alliance – Per conseguire questo obiettivo la malattia renale deve essere considerata come una emergenza sanitaria vera e propria e non più una semplice co-morbilità di altre malattie non trasmissibili (NCDs). Se non si interviene urgentemente, gli studi di previsione indicano che per il 2040 le malattie renali diventeranno la quinta causa di morte mondiale“.
Il Decennio del Rene (Decade of the Kidney™) è la campagna promossa dall’EKHA che mira al mettere al centro dell’attenzione pubblica europea il problema delle malattie renali durante il decennio 2020-2030. La campagna è stata lanciata per la prima volta negli USA dall’American Association of Kidney Patients (AAKP) nel 2019 e trasposta, poi, in Europa come parte della Giornata Mondiale del Rene nel 2021.
Il Comitato, inoltre, chiede la costituzione di un Consorzio Globale finalizzato all’unione trasversale di professionisti della Ricerca Medico-Scientifica e della Bioingegneria per dare una accelerata definitiva alla messa a punto dei reni artificiali e alla creazione di una rete di distribuzione internazionale coordinata, essenziale per garantire il miglior trattamento possibile per tutti i pazienti che ne hanno e avranno bisogno.
Per i professionisti, infine, riteniamo importante rimandare all’European Dialysis and Transplant Nurses Association/European Renal Care Association (EDTNA/ERCA) che, nel 2011, ha pubblicato le linee guida per una dialisi sostenibile (“Environmental guidelines for dialysis“) grazie alla quale, nel 2019, è nata la “Environmental Checklist“, uno strumento online, raggiungibile sul sito dell’EDTNA/ERCA, che permette di valutare la sostenibilità ambientale di un trattamento terapeutico, con conseguente rilascio di un “attestato di sostenibilità“.