Garantire la continuità delle terapie salvavita ai pazienti dializzati è un diritto fondamentale che mai come quest’anno sembra essere negato.
Due anni di Covid-19 hanno colpito duramente il Servizio Sanitario Nazionale, affetto dalla cronica assenza di personale. A farne le spese ancora più degli altri sono stati i pazienti dializzati, costretti a trascorrere ore e ore in ospedale anche nei mesi del picco pandemico, con una mortalità dieci volte superiore a quella della popolazione generale.
La diffusa carenza di organico di infermieri e specialisti, oltre alla necessità di garantire posti letto ai rifugiati provenienti dalle zone di guerra, sta incidendo sempre più negativamente sulla capacità di mantenere in funzione i centri di dialisi. Una situazione che rende quasi impossibile per i pazienti dializzati spostarsi dai propri comuni di residenza, che sia per motivi di vacanze, lavorativi o famigliari.
Questo scenario non fa che aggravare la situazione di tutti i pazienti nefropatici, i quali non solo sono costretti a rinunciare a viaggi e trasferte a causa della mancanza di presidi ospedalieri in grado di accoglierli, ma spesso incontrano notevoli difficoltà anche a raggiungere gli stessi centri in cui dovrebbero svolgere la dialisi a causa della mancanza di un servizio di trasporto adeguato.
I pazienti si trovano così costretti a organizzarsi autonomamente per raggiungere gli ospedali, esponendosi al rischio di incidenti lungo il percorso e, in questi mesi estivi, agli effetti negativi del caldo sulla loro salute.
Trovi qui il comunicato stampa completo con le parole di Giuseppe Vanacore, Presidente di ANED-Onlus, e di Piergiorgio Messa, Presidente della Società Italiana di Nefrologia (SIN):