IMPERIA (gpi) “Dige-stimola il passaggio dal mondo del lavoro ad una vita di relax. Amaro della Pensione. Per digerire tutto lo stress accumulato in una vita di lavoro”.
È quando cita l’etichetta di una bottiglia di amaro che i colleghi hanno voluto molto ironicamente regalare a Paola Morchio, infermiera capo sala della Dialisi all’ospedale di Imperia che ieri è andata in pensione dopo oltre quarant ’anni di servizio.
Paola Morchio è la caposala storica, prima della Nefrologia, e poi della Dialisi. Una vita trascorsa sempre nello stesso reparto, centinaia di pazienti cronici e di trapiantati sono passati nel suo reparto. Per tutta la giornata di ieri (mercoledì) ha voluto festeggiare il momento dell’addio al lavoro invitando colleghi e medici nell’aula magna. A salutarla è venuta anche la sua collega più fidata, Livia Cantolini, ex caposala a sua volta della Nefrologia, andata pure lei in pensione a luglio dello scorso anno. Paola e Livia hanno trascorso quasi quarant’anni gomito a gomito in ospedale a Imperia. Tra i visi delle due colleghe infermiere trapelava un’emozione scandita dai racconti di tanti anni vissuti tra i camici bianchi dell’ospedale di Imperia.
Siamo andati a trovarla in aula magna per brindare insieme a lei a questa meritata e un po’ sospirata pensione. «Ho iniziato a lavorare in ospedale nel 1981 – racconta Paola – e in tutti questi anni non ho mai cambiato reparto. A conti fatti ho raggiunto la ragguardevole cifra di quaranta anni netti e credetemi che non sono pochi in questa mansione».
Le chiediamo a cosa tiene di più su quanto fatto. La risposta arriva subito senza alcuna esitazione: «Sono stata orgogliosa per essere riuscita immediatamente a immunizzare tutti i miei pazienti fragili dal Covid. Quando dico tutti è perché ho insistito affinché nessuno di loro potesse essere messo a rischio di infezione e pure a rischio della vita. Siamo stati i primi a poter utilizzare il vaccino, questo è servito molto». Stiamo parlando del primo periodo del covid-19, quando la gente moriva, la pandemia era agli estremi e poco si sapeva a livello scientifico di questo tremendo virus. «È la cosa più brutta della mia carriera – dice Paola – ho visto della gente morire, ho trascorso dei momenti molto difficili da gestire, chiusure di reparti, riaperture, ancora chiusure e un clima pesante di incertezza. Per fortuna ora sono arrivati i vaccini, abbiamo maggiori conoscenze, però è stata veramente dura andare avanti in quel periodo ».
C’è tempo per fare un bilancio generale su quarant’anni di vita passata nei reparti di dialisi. «Cose belle ne ho viste, a raccontare agli infermieri di oggi come era la dialisi una volta non ci credono, io ho visto un’evoluzione e tante migliorie nell’utilizzo delle macchine e dei farmaci anche se comunque è sempre un fastidio per il paziente. Poi posso aggiungere che negli anni ho aperto il centro dialisi peritoneale e anche in estate quando possibili il centro dialisi vacanze. Insomma il bilancio tutto sommato ha visto cose belle e cose brutte, un po’ come in tutti i lavori».
L’ultimo pensiero di Paola è un sospiro di sollievo: «Vado via con coscienza sapendo di aver fatto il massimo di quello che potevo con le risorse che ho avuto». Da domani cosa farà? «Sarò una nonna a tempo pieno, la mia nipotina non può andare all’asilo, mia figlia lavora ed io mi dedicherò totalmente alla piccolina».
Buona vita Paola!
Pierantonio Ghiglione