La legge che disciplina il trapianto di organi è tessuti in Italia (la legge 91/1999) stabilisce che l’identità del donatore e del ricevente debba essere anonima. Sul tema, negli ultimi anni, si è riaperto il dibattito e ANED, come associazione che tutela i pazienti dal 1972, vuole invitare alla prudenza nell’affrontare un tema così delicato e che impatta fortemente sulla vita delle persone coinvolte.
“Questo punto di vista è condiviso dalla generalità dei soci trapiantati di Aned e dai tantissimi pazienti con i quali ogni anno veniamo a contatto nel corso delle nostre attività associative, dentro e fuori i luoghi di cura — spiega il presidente Giuseppe Vanacore — . Non si tratta di una posizione ispirata da un pregiudizio o da motivi politico-culturali, perché riconosco anche le ragioni di chi è a favore del rapporto diretto tra donatore e ricevente. Tuttavia, penso che i vantaggi conseguenti al superamento dell’anonimato risulterebbero largamente inferiori ai rischi che il rapporto tra congiunti del donatore e ricevente potrebbero innescare. In altre parole, resto convinto che il piatto della bilancia penda vistosamente a favore dell’anonimato e per questa ragione non modificherei affatto la normativa vigente. Il vantaggio dettato dalla possibilità di stabilire un rapporto emotivamente forte e gratificante tra donatore e ricevente, che renderebbe ancor più profondo il gesto di generosità dei familiari a favore del trapianto, potrebbe essere largamente vanificato da molteplici fattori, che si potrebbero presentare anche differiti nel tempo da ambo le parti (delusione reciproca o fattori comportamentali che potrebbero comparire anche a distanza di tempo)».
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