In Italia, sono circa 6.000 i pazienti in attesa di trapianto di rene, di questi, si stima che circa 1 su 10 sia classificato come altamente sensibilizzato (o iperimmune), ossia abbia sviluppato anticorpi contro la maggior parte degli antigeni HLA dei donatori; questo rende il reperimento di un organo compatibile estremamente complicato.
Da ciò risulta che i pazienti iperimmuni trascorrano un tempo più lungo della media nelle liste di attesa, con un aumentato rischio di morbilità e mortalità, a cui si associa una peggiore qualità di vita accompagnata da frustrazione, senso di privazione della libertà e difficoltà ad organizzare la vita personale, a causa delle lunghe e numerose sedute in dialisi.
Da queste considerazioni è nata la spinta per dare vita all’evento “Innovazione terapeutica a tutela delle persone in attesa di trapianto renale. Dalla ricerca svedese nuovi trattamenti per i pazienti con patologie immunologiche rare” tenutosi il 21 marzo presso la Residenza dell’Ambasciatore di Svezia, a Roma, in cui si è fatto il punto sui trapianti di rene in Italia.
All’evento sono stati presentati gli ultimi sviluppi della ricerca scientifica sul tema del trapianto e, in particolare, sul trattamento dei pazienti iperimmuni. In questo contesto preme sottolineare il successo avuto col farmaco Imlifidase, un nuovo immunosoppressore che, il 1° novembre scorso, a Padova, ha permesso il primo trapianto da donatore deceduto ad una paziente iperimmune.
Giuseppe Vanacore, Presidente di ANED, ha commentato: “Quando una persona scopre di avere i reni malati, spesso è troppo tardi e l’unica terapia per sopravvivere è la dialisi. Ma quando è possibile il trapianto, si prospetta davvero una nuova possibilità di vita. Tuttavia, le difficoltà che i pazienti devono affrontare sono diverse: i tempi di attesa ancora troppo lunghi per giungere al trapianto per l’insufficienza di organi disponibili e al tempo stesso la difficoltà di reperimento di organi compatibili. I pazienti con immunità rara affrontano difficoltà ancora maggiori, date le resistenze all’organo. Per ridurre e in prospettiva evitare la dialisi, accanto alla prevenzione è necessario trovare soluzioni alternative e valide per estendere il trapianto per tutti i pazienti, superando anche la barriera dell’immunità. Il trapianto di rene ‘cross-over’ e la donazione samaritana sono strade importanti da continuare a percorrere e migliorare, ma non applicabili a tutti ed in tal senso la ricerca e sviluppo di trattamenti innovativi può contribuire a ridurre la permanenza in lista d’attesa dei pazienti”
All’evento hanno partecipato anche Massimo Cardillo, Direttore del Centro Nazionale Trapianti, Luciano Potena, Presidente ESOT – European Society for Organ Transplantation, Søren Tulstrup, Presidente e CEO di Hansa Biopharma, Lucrezia Furian, Professore Associato di Chirurgia Generale dell’Università di Padova, la Senatrice Beatrice Lorenzin, il Senatore Gianni Berrino, e Jan Björklund, Ambasciatore di Svezia in Italia, che si è detto “onorato di aver ospitato l’evento odierno, che ha dato voce alle massime autorità in tema di trapianti che ne hanno delineato il prossimo futuro“.
Tutti i presenti hanno concordato sul necessario, prezioso e sinergico lavoro degli stakeholders coinvolti per rendere la macchina dei trapianti efficiente, rigorosa e sempre più performante. Il grande impegno profuso da esperti, clinici e centri trapianti, da oggi si avvarrà di un’arma in più per garantire a tutti i pazienti in lista d’attesa di ricevere l’organo che può salvargli la vita.